F. Dea e Pafi

Frammenti di vita in chiaroscuro....


Anelli di fumo si materializzano davanti al mio volto. Non sono più solo. La luce dei lampioni, giù in strada, rischiara debolmente la stanza dove è calata la penombra.

Sei vicino a me ed accarezzi le catene che mi tengono imprigionato al soffitto. Ridi, mentre io avverto la solita sensazione allo stomaco.

Quei maledetti crampi che si fanno strada dentro il mio essere, ogni volta che lo "facciamo". So che mi farai male. Spegni la sigaretta sul mio avambraccio, teso per la forzata immobilità. Vorrei urlare, ma non posso. Mi hai imbavagliato con una delle tue calze, e l'unica cosa che riesco a fare è agitarmi. Mi dai uno schiaffo, tanto forte, che mi fa voltare la faccia di lato.
 
Tu detesti chi non apprezza i tuoi doni. Mi sputi il tuo sdegno in faccia e, sorridendo maliziosamente, mi sussurri che, questo, è solo l'inizio. Ma io ne ero già cosciente. Prendi il tuo frustino, da sopra quel letto sfatto sul quale non ho mai avuto l'onore di giacere. Sfiori la mia pelle con la punta di quell'oggetto nodoso e, dopo un pò, cominci a percuotere la mia carne come una furia. Non ami la gradualità.

Mi sento soffocare. Vedo la luna che rischiara il mio volto, ma, in questo momento, chissà perchè, non riesco a cogliere la bellezza di ciò che mi circonda.

Mi stai segnando a "fuoco", come piace a te, colpendo ripetutamente le mie gambe, la mia schiena, le mie spalle. Ho altro, effettivamente, che tiene occupata la mia mente. Mi contorco per gli spasmi di dolore, ma ciò non fa che irritare ulteriormente la mia Regina. Immagino i segni lasciati dal frustino sulla parte posteriore del mio corpo, e, mi chiedo, quando avrà fine questo martirio.

La cosa più ridicola, però, è che, nonostante il dolore, mi è diventato duro. Il mio pene si è inturgidito senza che potessi controllarne l'erezione. E' un' assurdità, e non so spiegarmelo, ma accade ogni volta. E lei conosce questo particolare. Smette di frustarmi e gira intorno al mio corpo, con quella grazia e leggiadria che solo le Ninfe della mitologia possiedono.
 
La sua figura, di nulla vestita, tranne per le decolletè che calza, dà le spalle a quella luna maestosa che ha sempre esercitato su di me un fascino ambiguo. Mi dice che sono un maiale, capace di eccitarmi solo attraverso ciò che le suggerisce la sua mente.

Mi afferra per i capelli, e mi dice, fra i denti, che sono un essere orrendo, e che lei è qui per farmi pagare le mie colpe. Non posso darle torto. Nella vita di tutti i giorni, non sono quello che si potrebbe definire una bella persona. Mi strizza i testicoli, talmente forte, che mi vengono le lacrime agli occhi.
 
Mi slega.

Cado a terra dolorante e lei mi intima di leccarle le scarpe, per ringraziarla del piacere che mi procura e del tempo prezioso che dedica ad un verme della mia risma. Ovviamente, eseguo meccanicamente. Mi sta fottendo il cervello, ma non riesco a ribellarmi. Ormai, i nostri incontri, saltuari, sono parte integrante della mia vita. Mi lega il collo con un guinzaglio decisamente corto, ma, sufficiente, per trascinarmi, a quattro zampe, verso il bagno della mia stanza da letto. Mi intima di entrare nella vasca.

Poggia le sue deliziose estremità sui bordi di quest'ultima, e mi ordina di spalancare le labbra. Vuole che mi masturbi mentre mi piscia, letteralmente, in bocca. Vuole che venga, ma non riesco a concentrarmi. Mentre mi inonda le viscere con la sua pioggia dorata, mi insulta pesantemente, definendomi un' inutile bestia, incapace anche di eseguire i compiti più elementari. Io bevo, ma, al contempo, annuisco.
 
Mi fa ripulire la sua figa dalle residue gocce del suo nettare e, dopo avermi sputato per l'ennesima volta in faccia, si riveste e mi lascia solo. Mi lavo accuratamente e bevo litri di acqua. Il tempo è volato. Sono le sei. Devo prepararmi per andare a lavoro.

Con delicatezza, infilo la camicia ed il completo blu di ordinanza. I segni mi fanno un male cane e sono, piuttosto, vistosi.

Dovrò mettere del disinfettante. Il portiere, appena mi vede, mi strizza l'occhio. Avrà visto Erika uscire ed avrà pensato, sicuramente, ad un qualcosa che, invece, non è mai accaduto. "Buongiorno", mi dice. "Buongiorno, 'sto cazzo! Sai, mi hanno, appena, pisciato in bocca ed io mi sono eccitato a colpi di frusta. Credi sia iniziata bene la giornata, mezza sega?", mi verrebbe da rispondergli.
Credo che gli causerei un infarto. Lo ignoro ed apro la portiera della mia Mercedes. Chiudo, e mi preparo ad una nuova giornata di guerra, nella quale sarò costretto, necessariamente, a prendermela con qualcuno dei miei dipendenti. Non è colpa mia. E' un circolo vizioso, e  vi è sempre qualcuno che deve pagarla....



Il mio ultimo sogno è cercare di raccontare cosa passa per la Sua mente mentre gioca con il tipo del mio sogno, ma per ora sono a malapena in grado di raccontare le sensazioni di lui, credo che non sarò mai in grado di raccontare i pensieri di una Dea!

Giocattolo nelle mani di Lady FetishDea

... gli ordini non arrivarono, arrivò solamente una voce dolce sussurrata al mio orecchio sinistro, una voce alla quale non si poteva non ubbidire "tieni gli occhi chiusi sfilati la camicia e metti le mani dietro la schiena" immediatamente feci quello che quella voce chiedeva, e sentii qualcosa che fasciava i miei polsi, poi stringeva immobilizzando le mie mani, ero preso tra la paura di qualcosa di sconosciuto verso cui stavo andando, e l'immenso piacere nel sentire che alla Donna che aveva stregato la mia anima non ero indifferente, forse mi avrebbe usato come un giocattolo, forse come uno slave, forse come un maggiordomo, o forse solamente per provare il Suo nuovo frustino, ma aveva scelto me per questo, e questa sensazione mi faceva sognare...

Una benda finì su i miei occhi, poi qualcosa strinse il mio collo, si credo fosse proprio un collare, e un click mi fece immaginare che un guinzaglio fosse legato al mio collare, lo strattone successivo me ne diede conferma "andiamo fai scivolare le ginocchia sul pavimento e segui la tua Padrona"... ubbidii ancora una volta, facevo scivolare le ginocchia e ascoltavo lo sbattere dei tacchi sul pavimento, suonavano come una musica che mi stava accompagnando verso un sogno... poi ancora la Sua voce fatale "resta qua immobile e ascolta"... nel silenzio più profondo tremavo e sentivo solamente il mio respiro, poi ad un tratto una zip... si era proprio una lunga cerniera, forse Lei stava indossando qualcosa, o forse stava sfilandosi gli stivali, cercai di respirare lentamente per non perdere nessun suono, ancora una cerniera, poi due leggeri rumori, iniziai ad immaginarla senza i Suoi stivali kattivi, poi nel silenzio mi parve di sentire scivolar via la Sua giacca e la gonna, o forse era solamente tutto frutto della mia fantasia, qualcosa scivolò ancora non sapevo esattamente fosse, ma in quella condizione tutto mi faceva morire, i tacchi tornarono a sbattere, si avvicinavano, non avevo capito niente e non stavo capendo più niente, e solo allora ancora una volta la Sua voce "sto preparandomi per te, mi manca una sola cosa e sono pronta"... la Sua ultima frase mi portò in quello che somigliava ad un paradiso, stavo impazzendo nell'attesa, poi ascoltando nel silenzio percepii più di uno skioccare di qualcosa di elastico, e sognai fosse latex, ingenuamente la desideravo davanti a me, stava proprio indossando un paio di lunghi guanti in latex, li immaginavo neri, lucenti e fatali, come del resto era il mio pensiero di Lei, i tacchi si avvicinarono ancora, un attimo di silenzio, stavo tremando, poi la Sua mano finì sul mio viso, una carezza, era veramente avvolta da qualcosa di liscissimo e fatale, poi più niente... fino ad una frustata tremenda che mi colpì nella schiena, mi tolse il respiro e il dolore riuscì per un istante a distrarmi dal mio sogno di Lei... poi il guinzaglio tornò a tirarmi, mi riportò alla stanza di ingresso e la Sua voce torno a dare dolci ordini "adesso ti libererò, tu conterai fino a 100 poi ti toglierai la benda ti rivestirai e uscirai senza dire e fare niente, quando penserò che sarai pronto per la seconda lezione ti chiamerò"... e così dicendo ascoltai i Suoi tacchi che scomparvero dietro una porta nemica.... contai fino a 100, mi tolsi la benda, rimisi la camicia e uscii come ordinatomi, solo arrivato all'auto mi accorsi di non aver tolto il collare... forse perchè dopo quel giorno il Suo collare non mi avrebbe mai più abbandonato...

Fetishdea in Pasticceria


Era un po' di tempo che che FetishDea frequentava quella pasticceria, il cappuccino mattutino era favoloso e la ragazza che ogni mattina la serviva era dolce e premurosa, ma era anche vero che da un paio di giorni il padrone del locale trattava malamente quella dolce ragazza perchè secondo lui lei avrebbe dovuto agghindarsi in modo più provocante, FetishDea voleva fare qualcosa ma non sapeva bene cosa, vide lui uscire e istintivamente lo seguì a debita distanza per non farsi notare, anche se non era facile non farsi notare per una Donna splendida come Lei, lui entrò in un portone di una strada vicina, Lei attese qualche secondo poi lo seguì, salì la prima rampa di scale e arrivò alla porta di un dottore, lesse il cartello fuori dalla porta che riportava la scritta DERMATOLOGO SPECIALIZZATO NELLE MALATTIE DELLA PELLE, rimase sul pianerottolo in silenzio, e la sottile porta lasciava filtrare le parole del dottore e del paziente che inequivocabilmente era il proprietario del locale – lei è affetto da psoriasi, non è grave solo un po' fastidiosa, potrebbe essere provocata anche da stress, per un po' eviti forti emozioni – si salutarono e mentre lui stava per uscire FetishDea salì una rampa per non farsi vedere e attese che lui uscisse dal portone per uscire dal palazzo.

Aveva appena disceso le scale e già aveva chiaro cosa fare, FetishDea arrivò a casa, cercò il numero di telefono della pasticceria e chiamò – sono la segretaria del dott. Rossi, il dottore avrebbe fissato un visita da una specialista per il proprietario del locale, sarebbe per dopodomani alle 16 all'indirizzo Via Giuseppe Missori 32 presso la Dott.ssa Tacco, la prego di farglielo sapere e di chiamare a 347 33xxxxxxx  se non potesse recarsi all'appuntamento – FetishDea preparò un cartello da appendere fuori dal suo cancello in via Missori, riportava tutti i dati di una misteriosa Dottoressa Tacco, poi trasformò la stanza adiacente all'entrata in qualcosa che potesse somigliare ad un ambulatorio, solo il lettino era un po' strano aveva delle fibbie per bloccare i polsi e caviglie, era uno di quelli che FetishDea utilizzava per i suoi slave...


Arrivò il giorno, erano le 15 FetishDea iniziò a prepararsi, nessuno aveva chiamato, l'appuntamento era confermato, indossò solamente un vestitino cortissimo bianco da infermiera, collant bianchi e decoltè vertiginose bianche, poi mise una mascherina sterile sul viso e si sedette alla finestra per vedere l'arrivo di lui... cinque minuti prima che suonassero le 16 lui arrivò, suonò il campanello, e FetishDea aprì la porta – Buonpomeriggio signor Andreoni – disse Lei da dietro la mascherina – mi scusi per la mascherina, ma le precauzioni non sono mai troppe , mi segua e si spogli – Lui era un po' confuso dalla presenza di quella strana e splendida Dottoressa, e da un ambulatorio anomalo, ma il fascino di Lei lo persuase ad eseguire – si distenda sul lettino – lui lo fece, FetishDea, dalle tasche sfilò un paio di guanti in lattice, con sensualità li indossò, lui non stava capendo cosa stesse succedendo, ma guardava Lei come ipnotizzato – chiuda gli occhi – gli ordinò, lui obbedì ancora una volta, così FetishDea sorridendo iniziò a far scorre i guanti sulla pelle di lui che si ritrovò in uno stato di sospensione quasi mistica, improvvisamente qualcosa cambiò, lui provò a muovesi e si accorse che Lei gli aveva bloccato mani e piedi al lettino, provò a dire qualcosa, ma un cerotto finì sulla sua bocca, dopodichè Lei iniziò a scaldare la cera, una volta ben calda la distese sul corpo di lui e applicò la prima striscia sotto lo sguardo un po' impaurito di lui, poi gli fece una carezza guantata e strap, i primi peli furono estirpati mentre lui si irrigidiva dal dolore – sarà un po' lunga la depilazione totale, ma per essere un po' presentabile devi farla – così la cera tornò a spalmarsi su quel corpo e poi ancora strap... e poi ancora e ancora... nel dolore di lui... le ultime strisce FetishDea le tolse lentamente, molto lentamente... per prolungare il dolore... poi un'ultima carezza e una garza sul naso con qualche sostanza che fece gli perdere conoscenza ...

Servo Pafi

continua ...

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