Fetishdea e Slave Danny
Fetishdea e Servo Danny - 15 giugno del 2007.
Marco si trovava a Milano per lavoro. Tra una riunione e l’altra era riuscito a ritagliarsi un po’ di tempo per un fugace pranzo in un bar del centro.
Era seduto al tavolo da solo, in un angolo del bar. Impeccabile, come sempre quando incontrava i suoi clienti: il vestito grigio era stato commissionato ad un sarto parigino; la camicia era bianca, anche quella su misura; la cravatta, sobria, era di colore blu con sfumature di grigio; i gemelli erano d’argento; le scarpe erano nere, lucide; il suo sguardo era sicuro. Alternava ogni boccone ad una rapida lettura delle sue emails sul palmare. È fu proprio mentre i suoi occhi passavano dal palmare al piatto che La intravide; che La vide per la prima volta.
Se doveste chiedergli cosa ricordi di quella prima immagine, vi risponderebbe senza esitazione: due occhi blu, profondi e terribili come la notte.
E dopo gli occhi i capelli e le Sue morbide curve e la Sua pelle, bianca e fragile; i suoi gesti delicati e al tempo stesso decisi; lo smalto nero che ricopriva le unghie delle mani e, come poteva solo immaginare, dei Suoi splendidi piedini; i tacchi altissimi e sottili. Una Dea. Venere in persona era scesa dall’Olimpo quel pomeriggio di giugno ed aveva deciso di pranzare in quel bar del centro.
Marco continuava ad osservarla con la forchetta a mezz’aria e lo sguardo inebetito. L’ammirava mentre impartiva ordini ai camerieri che sembravano genuflettersi davanti a Lei.
Il destino volle che l’unico tavolo libero fosse quello accanto al suo. Mentre quella splendida Creatura si avvicinava a lui, Marco poteva sentire il suo cuore battere più forte e la stanza riscaldarsi. La vide accomodarsi a mezzo metro da lui, incrociare le gambe e sospirare dolcemente.
Erano passati diversi minuti ormai, e Marco continuava ad osservarLa, la forchetta sempre a mezz’aria, quando Lei decise di rivolgere il Suo sguardo verso di Lui, un sorriso malizioso decorava il Suo viso. Per l’umiliazione gli occhi di Marco si abbassarono. E restarono bassi finché non sentì la sua voce: “Passami il sale!”. Era la prima volta che sentiva la Sua voce; non l’avrebbe più dimenticata. Marco non era abituato a ricevere ordini, ma non sembrava in grado di resistere al richiamo di quella Sirena. Si alzò per passarLe il sale; le sue mani tremavano; il suo sguardo era incerto; ed il sale inerosabilmente cadde sotto il tavolo.
Si abbassò per raccoglierlo, trovandosi così a pochi centimetri dalla Dea. La punta della scarpa di Lei lo colpì sul volto; un colpetto leggero; probabilmente non voluto. “Mi perdoni!”. Marco non poteva credere alle sue orecchie: tecnicamente aveva appena ricevuto un calcio sul viso e si stava scusando; si stava scusando per aver colpito la scarpa di quella Donna con la sua guancia.
Riemerse dopo pochi secondi da sotto il tavolo, rosso per l’imbarazzo, e vide quel sorriso malizioso allargarsi sul viso della Donna.
Terminarono entrambi il pranzo in silenzio. Marco con lo sguardo basso. La Dea sorridente.
Dopo poco La vide alzarsi ed uscire dal ristorante, ignorandolo completamente.
Avrebbe voluto raggiungerLa, parlarLe, farLa sua. Ma era inchiodato a quella sedia.
La sera del 15 marzo Marco rientrò a Londra. Passò l’intero fine settimana nel suo appartamento Londinese pensando a quella donna: a cosa avrebbe potuto dirLe, a cosa avrebbe potuto e dovuto fare, al piccolo incidente sotto il tavolo. L’avrebbe più incontrata?
Nelle settimane che seguirono, Marco passò alcuni giorni a Milano per incontrare dei clienti. A pranzo, puntualmente, sedeva da solo in quel tavolo all’angolo di quel bar del centro sperando di incontrarLa.
Aveva ormai perso ogni speranza, quando in settembre, arrivò la seconda apparizione.
Il loro secondo incontro risale all’ 8 settembre 2007.
Quando La vide entrare, la forchetta cadde letteralmente dalle sue mani. La Dea camminava decisa verso di lui. Sembrava fosse sicura che l’avrebbe trovato lì. Questa volta non si sedette al tavolo accanto al suo ma al suo tavolo, sulla sedia di fronte alla sua. “Ti dispiace?”. Ancora quella voce angelica: quante volte l’aveva sognata? Marco riuscì a rispondere soltanto dopo qualche secondo “No... certo... La prego... si accomodi”.
Mangiarono in silenzio, Marco con lo sguardo basso, la Dea sorridente.
A pranzo ultimato, la Signora si alzò “Paga e seguimi”. Marco obbedì. Una parte di lui voleva ribellarsi, il suo orgoglio non era abituato ad essere maltrattato in questo modo. E poi: chi era quella Donna? Cosa voleva da lui? Ma il desiderio di seguirLa era incontrollabile.
Uscì dal ristorante, La cercò con lo sguardo e La vide chiamare un taxi. Il tassista scese dalla macchina per aprire la portiera, un’attenzione che di certo non riservava agli esseri comuni. Senza esitazioni Marco corse verso il taxi ed entrò; entrò nel taxi ed entrò nel mondo della Divina Fetishdea. Un mondo dal quale non sarebbe più uscito.
Arrivati a destinazione, Marco pagò il taxi e la seguì dentro un appartamento. Lei si accomodò su una poltrona, un trono al centro del salotto. Lui aspettò in piedi. Il salotto era decorato in modo tetro e al tempo stesso passionale. Rosso e nero erano i colori predominanti. “Cosa vuoi?”. Ancora quella voce.
Marco non si aspettava quella domanda. Cercava risposte non domande. Cosa voleva? Era semplice: voleva Lei. Soltanto Lei. E lo disse: “vo... vo... voglio Lei”. L’aveva già vista sorridere, ma non l’aveva mai sentita ridere. Il suo ridere era dolce ed umiliante al tempo stesso.
“Inginocchiati”. Marco non poteva credere alle sue orecchie “come?”. Hai sentito bene “Inginocchiati... e' questo che cerchi... no?”. “Ma... io... veramente...”. “Inginocchiati o esci dalla mia vita per sempre”. A quelle parole Marco si trovò a fare qualcosa che non avrebbe mai pensato fosse possibile: si inginocchiò davanti ai piedi della Venere.
“Il mio nome è FetishDea. Da oggi in poi tu sarai mio schiavo ed io sarò la tua Padrona. Dovrai ubbidire ad ogni mio ordine, esaudire ogni mio capriccio, il piacere della tua Padrona sarà la tua unica ragione di vita”.
Era tutto così surreale. Marco non sapeva più distinguere la realtà dal sogno. Ma di una cosa era certo, se FetishDea era solo un sogno e se quella stanza era solo un sogno e se lui si trovava in ginocchio solo in sogno, beh... non avrebbe voluto svegliarsi mai più.
“Se accetti di diventare mio schiavo... striscia davanti alla tua Padrona e posa le tue labbra sui miei piedi. Così proverai la tua sottomissione.”
E come in un sogno, Marco poteva vedersi dall’alto. Poteva vedersi in ginocchio. Poteva vedersi strisciare come un verme in direzione della Dea ed avvicinare lentamente, inesorabilmente, le sue labbra ai piedi di Lei. Quei piedi che lo avevano colpito sul viso e che ora aveva l’onore – si... era chiaro ormai... l’onore – di baciare.
Era Suo. Finalmente Suo. Per sempre Suo. Era Suo perché così Lei aveva deciso.
Primo giorno 24/7 slave danny
Stavo aspettando alla stazione ferroviaria la splendida,e più professionale e reale Padrona, Lady Fetishdea.
Quando improvvisamente mi apparve di fronte nella sua fiammante, nuova, BMW. Il mio cuore già batteva velocemente al pensiero di iniziare una nuova vita,come ubbidiente cane domestico, agli ordini di una meravigliosa Padrona dell’O.W.K. Lady Fetishdea era vestita completamente in nero,aveva dei capelli rossi lucenti ed un vero sguardo da Padrona.
Mi ordinò di sedermi in macchina, e di mostrare la mia devozione ed il mio rispetto a colei che possedeva la mia vita.
Baciai la sua soffice,liscia,mano di seta,tenendo i miei occhi ed il mio capo chinati in basso in segno di rispetto. Lei sorrise ed io la ringraziai per avermi concesso di baciare le sue mani dominanti. Era come se un sogno fosse diventato realtà. La sua personalità aveva preso possesso della mia mente,e della mia anima. Ciò che maggiormente mi eccitava era l’incertezza di ciò che mi sarebbe successo da adesso in poi...
I miei occhi fissavano ancora le sue bellissime scarpe nere luccicanti,naturalmente coi tacchi alti, che si adattavano perfettamente al suo aspetto. La mia mente volava col pensiero di poter leccare e baciare le sue scarpe. Il mio corpo già sentiva l’affilatezza di quei tacchi a spillo. Mentre guidava per le vie della città, mi istruì sulle regole che dovevo seguire come suo animale domestico,inoltre mi spiegò i progetti per la giornata.
Fui lasciato nella mia cuccia,mi fu detto di lavarmi e di farmi trovare pronto per l’incontro che sarebbe avvenuto dopo due ore.
Feci quanto mi era stato ordinato.
Ed è solo il primo giorno. La storia continuerà con ciò mi succederà nei giorni seguenti.
Secondo giorno 24/7 servo Danny
Sentì lady Fetishdea, al mattino,quando mi svegliò con uno schiaffo perchè avevo dormito più a lungo di quanto lei mi avesse permesso. Mi ordinò di sbrigarmi e di seguirla per assisterla negli affari quotidiani,così le obbedì come un cagnolino ubbidiente.
Lady Fetishdea appariva ancora più affascinante e solare dopo che ieri era stata in un Centro di Bellezza e si era sottoposta ad un trattamento di bellezza e di massaggi rigenerante.
Come al solito era vestita in nero, e calzava un paio di scarpe con tacchi a spillo luccicanti. Si avvicinò alla macchina e quando io le aprì la portiera subito ricevetti un altro schiaffo visto che era ancora adirata per il fatto che mi ero alzato in ritardo.
La mia faccia divenne rossa dalla vergogna e la ringraziai per avere schiaffeggiato la mia faccia di cane. La Padrona si allontanò per fare qualcosa e mi comandò di badare alla sua risplendente BMW convertibile. Io restai ad attenderla e quando ritornò mi comunicò ciò che avrei dovuto fare oggi: mi disse che mi aveva affittato ad una sua amica,avrei dovuto lavorare tutto il giorno per Padrona Clarissa.
Padrona Clarissa è Argentina e vive in Italia. Lady Fetisdea mi istruì su tutto il lavoro che avrei dovuto compiere per Padrona Clarissa. Lady Fetishdea dopo aver fatto alcuni acquisti mi lasciò da Padrona Clarissa.
La Padrona aprì la porta ed io mi inginocchiai a baciarle i piedi.
Quando alzai gli occhi verso di lei rimasi di pietra per la sua bellezza ed il suo sguardo. Padrona Clarissa,nei suoi 40 anni, indossava un vestito nero con unghie lunghe alle dita e lunghi capelli neri che si diffondevano sulle spalle. Indubbiamente era una bella donna con una bella figura per la sua età.
Quando entrai nel suo studio vidi che era tutto pieno di attrezzi e di equipaggiamenti,era semi scuro illuminato da una luce rossa. Nel suo studio era presente ogni attrezzo. Ciò mi eccitava e allo stesso tempo mi spaventava, e mi ammutoliva il pensiero di essere stato consegnato a Padrona Clarissa per tutto il giorno e per tutta la notte e che lei avrebbe potuto farmi fare qualsiasi cosa desiderasse.
Mi fu indicato di sedere sulla sedia di fronte al computer e di compiere i miei doveri come Web Slave per Padrona Clarissa in presenza di Lady Fetisdea. Dovevo riportare i profili di Padrona Clarissa su quasi tutti i siti Fetish e Femdom italiani e del mondo. Cominciai così il mio lavoro quando Lady Fetishdea mi lasciò per andare a fare le sue cose e mi istruì di fare del mio meglio per compiacere la sua amica Padrona Clarissa.
Iniziai quindi il mio lavoro. Dopo aver lavorato per quasi 3 ore Padrona Clarissa apparì con del cibo in una ciotola ed una bottiglia di Energy Drink per lo schiavo cane noleggiato, per darmi energia e rendermi attivo per il lavoro che avrei dovuto compiere per l'intera giornata e nottata.
Ringraziai Padrona Clarissa baciando i suoi meravigliosi piedi e di nuovo continuai il mio lavoro. Dopo aver trascorso molte ore da dietro ricevetti un ceffone sulla testa,mi accorsi così che Lady Fetishdea era tornata. Lei controllò il mio lavoro e fui punito per gli errori commessi. Padrona Clarissa si divertì nel vedere la scena. Poi per 3 ore lavorai sotto severa supervisione di entrambe le Padrone,e per ogni click o lettera sbagliata ricevetti molti ceffoni da ambedue le Padrone. Dopodichè Lady Fetishdea mi fissò un collare al collo,dei polsini ai polsi che li fissò alla sedia con una catena, e mi lasciò da bere per tutta la notte un miscuglio di acqua e di suoi sputi.
Mi dette anche ulteriori istruzioni per soddisfare al meglio Padrona Clarissa. Di nuovo continuai il mio lavoro e lavorai fino a notte .Dopo che ebbi finito Padrona Clarissa mi dette del cibo e mi ordinò di dormire sul pavimento vicino al suo letto. Ciò che pensai prima di addormentarmi è che era stata una bella giornata, vissuta con due meravigliose Vere Padrone e che purtoppo era finita.....