Schiavo Snot

 Marzo 2011 - Avventura con slae snot

Entrando nella casa della Padrona FetishDea mi venne naturale aggiustarmi il nodo della cravatta. Era un giorno importante per me e avevo voluto vestirmi al meglio delle mie possibilità. Giacca cravatta e jeans. Non ottenni l'effetto sperato: la Dea vedendomi scoppiò in una fragorosa risata.
- Arrivi adesso dalla tua prima comunione?

Arrossii, umiliato.
- Volevo presentarmi bene per un evento cosí importante per me - dissi a testa bassa.
- E cioè? Ah sí, ti avevo promesso che oggi mi avresti baciato i piedi. Finalmente diventerai un uomo.
Sorrise. E sorrisi anch'io, pensando alla considerazione che la Padrona ha per il sesso maschile. Ero contento. Cosí contento che quella casa, dove avevo già avuto l'onore di servirla qualche volta, sembrò essere a me del tutto sconosciuta. La guardai incuriosito. Mi incuriosiva l'eleganza della villa ma anche il numero degli schiavi: giardiniere, autista, addetti alla spesa, al mantenimento dei cani, alle bollette, alle cucine... Tutto era perfettamente organizzato e funzionante nel regime di FetishDea. Ce n'era però uno, di schiavo, che mi incuriosiva particolarmente: era completamente nudo e immobile. disteso fuori la porta d'ingresso e completamente insozzato di fango e polvere. Chiesi informazioni alla Dea.
- quello? Un mio ex schiavo. Non ne voglio più sapere di lui e allora, spontaneamente, da qualche giorno mi fa da tappetino sperando nel mio perdono.
- ma cosa le ha fatto?
- sei una mia proprietà, non la mia sciampista pettegola!

Di nuovo arrossii. La Dea soddisfatta si sedette. Poi però disse:
- andò nella mia cucina!
- senza il suo permesso?
- ma che dici, idiota? Ce lo mandai io per prendermi dei salatini. In cucina c'era tutto in disordine. E quell'inutile verme che fa? Mi porta i salatini come se niente fosse. Senza pulire. Che schiavo può mai essere uno che non si offre e lavora per il mio benessere?
- ha ragione dea!
- certo che ho ragione. Ma ti sei messo il vestitino della domenica per festeggiare il fatto di potermi baciare i piedi, o per venirmi a riempire di chiacchiere?

Subito mi irrigidii. Non vedevo l'ora di poter compiere quel rito tanto atteso. Mi sarei subito gettato ai suoi piedi appena me lo avesse concesso.
- Toglimi le scarpe, merda.
- Sí, Padrona.

Come se stessi spostando due opere d'arte, misi da parte le bellissime Armani della Dea. Lei allungò i piedi.
- Allora, sei pronto a togliermi un po' di polvere e di sudore?

Nell'emozione non riuscii a parlare. La Dea ritrasse i piedi.
- Ah beh, se non vuoi chiamo qualcun altro.

La voce mi tornò subito, per il terrore.
- no, Dea, la prego lo lasci fare a me. Sarò contentissimo di poterlo fare.

La Padrona FetishDea sorrise. Mi accarezzò generosamente i capelli con il suo piede destro, poi mi ordinò di andare a posare in camera sua le sue scarpe e di portarle come un cane le pantofole.
Ubbidii orgogliosamente. Corsi a quattro zampe nella camera della Dea per posare le scarpe, ma... Era tutto in disordine! Il letto era sfatto, a terra c'erano scarpe e vestiti, le ante dell'armadio aperte. Dopo quello che avevo sentito sul povero schiavo dei salatini non potevo permettermi di non fare quello che in fondo è il motivo per cui sono nato: rendere servizio alla Padrona. Cercando di fare in fretta ma senza sciatteria, feci tutto quanto era mio dovere. Poi, tornando a quattro zampe, presi in bocca le divine pantofole e saltellai felice verso la Dea. Ma... Orrore! La Padrona si stava facendo adorare i piedi proprio dallo schiavo cialtrone che non le pulí la cucina.
- Spero che ora la mia camera sia quantomeno decente. - mi disse sorridendo, mentre lo schiavo miserabile gli leccava umilmente le sacre estremità.

Io riuscii solo ad annuire, con le pantofole ancora in bocca e gli occhi che stavano per piangere.
- bravo cagnolino. Se non ci mettevi tutto questo tempo ora sarest. Anche ad assaggiare i miei piedi, ma ormai non mi servi più. Posa le pantofole accanto a me e poi vai pure. Anzi senti, stendi questa tua bellagiacca nuova fuori la porta, che ora non ho più lo zerbino.
- Sí Padrona - dissi mestamente.
Me ne andai sconsolato, ma ancora una volta adorante. Sapevo che fra qualche giorno avrei indossato una giacca piena di impronte della Padrona FetishDea. E non solo; Trovavo geniale il sadismo della Dea, riuscita a perdonare uno schiavo solo a pAtto di umiliarne un altro. E io non riesco a non amarla.

Le scarpe 122

Era un venerdì quando mi arrivò un Suo squillo sul cellulare. Senza esitare un attimo dissi al mio superiore che dovevo andar via con un urgenza. Presi la macchina e via di corsa verso la regale dimora di Lady FetishDea
Sono occasioni così rare quelle in cui mi squilla perché la Signora Padrona ha bisogno di me.

Giungo alla regale dimora e parcheggio dove posso. Poi corro verso il suo cancello e rispondo allo squillo. Il cancello si apre automaticamente. Entro.

Appena entrato in casa, ovviamente, mi inginocchio e mi dirigo verso il suo bellissimo salotto salotto. Lì trovo un bigliettino su un tavolino: c'è scritto "vendimi le 122." e sotto c'era una chiavetta.

Avevo l'opportunità di stare a contatto con le oltre trecento paia di scarpe della Padrona; solo una volta avevo avuto questo onore, quando mi fu ordinato di classificarle e numerarle. E' un'esperienza fantastica: una stanza ripiena del suo odore, dell'odore della potenza di Lady FetishDea. Presi la chiave e mi fiondai in quella stanza a cercare le scarpe numero 122.

La cosa fu più difficile del previsto perché le scarpe non erano più tutte in ordine: quelle che la Dea aveva indossato dopo il mio riordinamento, le aveva poi buttate a terra, in modo confuso e disordinato (non è affatto una critica: ovvio che queste cose non spettano a Lei).

Quindi capii che era mio dovere riordinare tutto da capo : anche se, lo ammetto, lo feci soprattutto per cercare di attirare la Sua bontà nei miei confronti. Forse finalmente, vedendo la stanza così in ordine, mi avrebbe permesso di baciarLe i piedi.

Mi misi subito all'opera, impiegando poco più di un'ora per rimetterle a posto e per calcare meglio i numeri che stavano cominciando a leggersi male.
Finalmente, dopo tanto lavoro, vidi la scarpa numero 122.

Al numero 122 c'erano un paio di sandali in pelle rossa, stupendi e usatissimi, con un lunghissimo tacco sottile. Tra gli strass, sul cuoio della suola si leggeva ormai poco chiaramente Giuseppe Zanetti, o Zanotti, non saprei dirlo. L'unico difetto: la fibbia laterale era scollacciata, bisognava ripararla. Ma si vede che la Padrona aveva deciso di vendere direttamente il paio di scarpe per comprarsene altre.

Chissà quanto tempo stetti a guardarle, ad odorarne l'aroma della loro (e mia) Proprietaria; ne guardai il numero, ovviamente il 36 : non poteva essere altrimenti ma dovevo esserne certo, dovevo
avere un'altra prova di essere a contatto con le Sue scarpe, di non vivere solo un bellissimo sogno.

Rimasi a pensarci per un po', poi decisi: sarei andato da Lady FetishDea e l'avrei supplicata di regalarle a me, quelle scarpe, come ricompensa per i miei continui servigi e per la mia devozione nei Suoi confronti.

Deciso, mi alzai e uscii da quella stanza. Diedi un'ultima rammaricata annusata, e poi chiusi a chiave dirigendomi verso il salotto. Lì cercai di capire dove potesse essere la Divina Dea: provai in cucina e in ripostiglio, gli unici posti in cui mi era concesso entrare. Poi bussai alla porta del bagno e della Sua stanza da letto, ma non ebbi risposta. Infine la vidi nel suo splendido giardino, comodamente seduta su una sdraio a farsi accarezzare dal sole.

Quanto era bella! Con quelle gambe forti e possenti, quei piedini piccoli eppure capaci di ridurmi in uno stato di schiavitù perenne. Mi inginocchiai automaticamente, per impulso. Poi, con rispetto, Le chiesi il permesso di avvicinarmi.

Lei, elegante come sempre, si tolse gli occhiali da sole e mi ordinò di farmi avanti.
- Vieni, schiavo.
- Padrona, mi permetta di dirLe che quando mi trovo davanti a Lei...
- Hai preso le scarpe, vedo.
- Sì, Signora.

Mi mise la sua mano dalle lunghe curate sotto il mento, dicendomi:
- Ora tu me le venderai e ci guadagnerai almeno 300 euro che mi porterai entro cinque giorni.
- Signora, io vorrei chiederLe se è possibile...
- Baciami la mano.

Mi porse la sua stupenda mano togliendomela dal mento ed io la baciai ardentemente, innamoratissimo e noncurante del fatto che non ero riuscito nemmeno stavolta a chiederLe un piacere. Avrei voluto insistere, ma la Lady FetishDea riusciva ad intimorirmi, non è una novità. Ero, e sono, soggiogato a lei.
- Ora basta. Vai pure, schiavo. - disse, rimettendosi gli occhiali e tornando a farsi dolcemente riscldare dal sole.

Mi allontanai ad occhi bassi, un po' triste. Poi, come ultima speranza, tentai una mossa disperata: "Le ho riordinato tutte le scarpe, mia Dea". "Logico!", rispose Lei, mettendosi le cuffie del lettore mp3 nelle orecchie.

Ancora più triste, con quelle bellissime scarpe strette fra le mani, uscii dalla Sua regale dimora.

Non ce l'ho fatta.
Lo so, avrei dovuto eseguire gli ordini, avrei dovuto venderli quei Suoi sandali usati, ma non ce l'ho fatta. Per cui quando tornai dalla Signora Padrona Le portai 400 euro dicendoLe che erano il guadagno della vendita, non Le confessai che in realtà quei soldi erano miei, e avevo pagato io per potere avere quei sandali con me, per poterli adorare, odorare. Ne leccai tutta la suola, li resi splendenti, ne succhiai tutto l'aroma...
Pensai che la Signora Padrona non mi vietò di poterLi acquistare, quindi non avevo fatto nulla di male. L'unica cosa è che non Le ho detto che li ho venduti a me stesso, ma che fa?
Questa cosa mi tormentava, avevo paura di deluderla, di non essere più chiamato da Lei a sistemarLe le scarpe, di non avere più il privilegio di poterLa servire ogni qual volta Lei lo ritenesse necessario.
Non ce la feci. Qualche giorno dopo le scrissi su messenger confessandoLe che chi aveva avuto l'onore di acquistare quei sandali era il sottoscritto.
Per un po' non rispose, poi mi disse che era contenta della mia confessione.
E se Lady FetishDea era contenta, ero contento anche io.
Poi però aggiunse che potevo tenermi i sandali altri tre giorni, dopodiché dovevo rimetterli in vendita e riportarLe altre quattrocento euro.
Supplicai Lady FetishDea di farmi tenere quei sandali, che ero uno schiavo come tutti gli altri, ma la Signora Padrona non rispose e, giustamente, mi bloccò.
Ora devo fare una confessione pubblica... io ho di nuovo ricomprato quei sandali, portando a Lady FetishDea altri quattrocento euro. Non volevo dirglielo stavolta, e tenermi io quei gioielli rari ma non ce la faccio. Ho troppa paura di perderLa per sempre.

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